“Zeng“, prima fatica discografica dei Clowns From Other Space è un disco dal suono ben definito ma non collocabile in un genere preciso. Li abbiamo intervistati.
D: Ciao ragazzi, il vostro “Zeng” è un lavoro in inglese, cosa vi spinge a mettere da parte la vostra lingua?
R: La scelta dell’inglese è ideale alle nostre esigenze. Siamo ispirati dalla musica inglese ed il nostro “suono” risulterebbe innaturale se le liriche fossero in italiano. Con questo non vogliamo denigrare l’ottima musica italiana che amiamo ascoltare, dal Battiato di “Fetus” per arrivare a parte dell’attuale scena indipendente, passando per tutti i grandissimi cantautori.
D: Ascoltando il vostro lavoro ho notato che è effettivamente difficile definirvi in un genere, non pensate possa risultare un’arma a doppio taglio?
R: Non facciamo di questi calcoli. Il nostro approccio alla composizione dei brani è molto più semplice e “selvaggio” di quanto si possa credere. Ci lasciamo coinvolgere dal momento, dalla singola nota; un nostro brano ha bisogno di mezz’ora per essere realizzato e di sei mesi per essere finalizzato. Una nostra canzone è la fusione fra istinto e ragione.
D: Nel vostro lavoro è evidente la ricerca del suono, che si evolve in maniera elastica nel corso del disco; quanto conta per voi la ricerca del suono?
R: La ricerca del suono è per noi fondamentale. Nel disco sono stati utilizzati cinque rullanti diversi, almeno quattro amplificatori per chitarra e moltissima altra strumentazione. In fase di missaggio e mastering abbiamo provato diverse soluzioni, che ci hanno consegnato almeno dieci versioni di ogni canzone. Fortunatamente abbiamo trovato nella nostra strada l’amicizia e l’incredibile professionalità del nostro fonico, Stefano Lelii.
D: Anche l’artwork si fa notare. Sia la copertina che il booklet sono molto particolari…
R: Riteniamo l’artwork parte fondamentale di un lavoro discografico. Per la realizzazione ci siamo affidati a Jessica Di Martino, giovanissima artista, che ci ha consegnato un lavoro che riesce a “mostrare” le intenzioni della nostra musica. Volevamo creare qualcosa di diverso al classico booklet.
D: Quanto è difficile emergere nel mondo della musica inedita?
R: Le difficoltà sono molteplici, l’ascoltatore medio ha paura ad approcciarsi a qualcosa di nuovo, non è abituato. Di certo non aiuta la gestione o meglio, l’ostruzione, politico/istituzionale nei confronti delle pochissime iniziative che provano a garantire lo sviluppo culturale e sociale. Le tribute band richiamano un pubblico maggiore rispetto alle formazioni come la nostra, e quindi nel privato dominano la musica live. Nella sola provincia di Teramo ci sono almeno una cinquantina di gruppi che si impegnano nella composizione di brani inediti. Ma è una sorta di mondo sommerso, che trova reale espressione in pochissime realtà.
D: Ogni gruppo ha, all’interno del CD, un brano che per qualche motivo risulta esser
e il preferito, qual è il vostro?
R: Domanda difficile. Siamo in cinque. In linea di massima possiamo fare due nomi: Wall Of Tzu e How To Become A Fool (cliccare QUI per scaricare il brano su Rockit). Ci piacciono perché sono due canzoni in costante evoluzione e dicono molto anche sul percorso che ci ha portato a realizzare il disco.
D: Dove possiamo ascoltare o acquistare il vostro “Zeng”?
R: Contattateci su Facebook per la versione fisica del disco. La versione del CD sarà disponibile a giorni in tutti gli store e i servizi di streaming on line.
D: Dove si svolgerà il vostro prossimo live?
R: Il prossimo concerto ci sarà il ventotto Novembre a La Nuova Direzione di Cellino Attanasio. Vi aspettiamo in molti. Seguiteci su Facebook per essere aggiornati sui nostri movimenti.
I Clowns From Other Space sono: Cesare Di Flaviano, Stefano Castellano, Federico Camillini, Matteo Sulpizi, Lorenzo Di Carlantonio.
Qui il primo singolo della band: Eze’s Story.
Qui il secondo singolo della band: Walled World.
